Area 120: L’incubatore di Startup di Google
Area 120: è questo il nuovo nome del progetto che dovrebbe essere lanciato a breve da parte di Google, il cui scopo sarà uno solo: evitare che idee brillanti possano passare alla concorrenza.
Un progetto utile per Google
Google pare ci tenga tantissimo ai suoi dipendenti, molto di più di quanto si possa immaginare.
Ma l’affetto risulta essere reciproco oppure no?
Seppur sia stato ripetutamente riportato su diversi quotidiani, come il Fortune, che l’azienda della grande G sia il miglior posto dove prestare servizio, sembra che gli impiegati non siano molto soddisfatti dell’azienda stessa, al tal punto da voltarle le spalle.
Ma cosa accade quando, un dipendente particolarmente brillante abbandona Google?
Esso decide di prestare servizio in altre aziende concorrenti di Google e di rendere reali quei progetti che, magari, non sono stati presi in considerazione dalla stessa azienda.
Per questo, la stessa azienda di Google, ha ben pensato di blindare i suoi dipendenti: ma in che modo?
Semplicemente creando un’area che sarà interamente dedicata alle startup, che prenderà il nome di Area 120, secondo quanto riportato dal sito The Information.
Il progetto di Google sarà mirato ad uno scopo ben preciso: evitare che, i grandi cervelli che lavorano per l’azienda, possano di punto in bianco voltarle le spalle e offrire un servizio per la concorrenza, creando programmi che avrebbe potuto sfruttare proprio Google.
Come funzionerà l’incubatore di startup
Il progetto Area 120, che per ora rimane un’indiscrezione, avrà un funzionamento particolare, sempre secondo quanto riportato dalla rivista e sul sito web di The Information, permetterà ai dipendenti che hanno una particolare idea, di poterla trasformare in realtà.
Chi decide di creare nuove startup, dopo aver ricevuto il permesso da parte di Google, si stabilirà nei nuovi uffici di San Francisco, dove potrà rimanere per alcuni mesi.
Durante questo lasso di tempo, grazie al business plan ed al progetto personale, nonché grazie ai fondi che verranno forniti dalla stessa Google, i dipendenti potranno lavorare sulla loro idea e svilupparla, cercando di rendere reale il progetto che gli stessi dipendenti hanno proposto all’azienda.
Se il progetto dovesse andare in porto, la nuova azienda potrà effettivamente vedere la luce, ma sarà strettamente collegata a Google: questa quindi avrà poca indipendenza ma, nel contempo, potrà crescere sotto il punto di vista del profitto e potrà anche ottenere ulteriori fondi per potersi sviluppare e migliorarsi col passare del tempo.
Per ora però si parla solo di un eventuale progetto ponderato da parte di Google: non vi sono dati concreti che permettono di avere la certezza che, questa particolare tipologia di progetto, possa divenire reale al cento per cento.
Chi saranno i responsabili
Se Area 120 dovesse vedere per davvero la luce, a capo del progetto verranno posti Don Harrison e Bradley Horowitz, ovvero due delle figure storiche che operano per Google.
Il loro compito sarà abbastanza semplice: seguire, passo per passo, il processo di creazione della startup ed eventualmente apportare delle modifiche al suddetto, in maniera tale che i dipendenti, che hanno avuto l’idea, possano evitare di commettere degli errori che potrebbero essere tutt’altro che piacevoli da affrontare.
Ma i due manager, che verranno posti al commando di Area 120, non hanno espresso alcun commento, segnale ulteriore che, il progetto delle startup fatte in casa da Google, risulta essere ancora virtuale e non vi sono degli elementi concreti che possano permettere di parlare di un progetto reale pronto ad essere realizzato in tempi assai rapidi.
Gli errori passati di Google
Google ha deciso quindi di correre ai ripari per evitare ulteriori e clamorosi addii che potrebbero far mangiare le mani ai responsabili massimi dell’azienda.
Soltanto pochissimo tempo fa, dopo l’addio di Instagram, il popolare social network, che in passato apparteneva a Google, è riuscito a risorgere dalle sue ceneri ed a generare un grandissimo profitto, che ha fatto pentire i responsabili di Google di essersi lasciati scappare l’occasione di monetizzare sfruttando appunto tale progetto, che è valso milioni di dollari ai suoi fondatori.
Anche l’abbandono di Regina Dugam è stato un colpo basso per Google: l’ex dipendente delle tecnologie dell’azienda, ora in forza presso Facebook, è riuscita ad apportare delle migliorie al social network, permettendogli di ottenere un’ulteriore ondata di successo senza precedenti.
E come scordarsi anche di Alphabet, che dopo essersi staccata da Google, è riuscita a riorganizzare perfettamente la propria azienda, riuscendo a portare il fatturato a venti milioni di dollari nella prima parte del 2016, circa il venti percento in più rispetto al 2015 quando apparteneva a Google.
Proprio tutta questa serie di passi falsi, commessi con ingenuità da parte di Google, hanno permesso alla stessa azienda di pensare di creare un progetto tanto semplice quanto innovativo quale Area 120, utile per evitare altri clamorosi errori nati, in alcune occasioni, dalla poca pazienza mostrata dalla stessa Google.
Solo il tempo sarà in grado di dire se, il progetto Area 120, diverrà reale oppure se rimarrà un progetto virtuale e se l’azienda si farà scappare dalle mani altri progetti interessanti come quelli prima citati.
area 120, Bradley Horowitz, Don Harrison, google, Regina Dugam, startup