Davvero molto simpatico, irriverente e soprattutto molto intelligente questo post. Ti faccio i miei complimenti Danilo. Con simpatia e leggerezza sei riuscito a dimostrare come, spesso e volentieri, i dati vengano utilizzati per confutare delle tesi definite a priori piuttosto che per estrapolare nuove verità.
Magari questi grandi colossi usano questi dati in questo modo anche per “intorbidire un po’ le acque” e creare un po’ di confusione e mistificazione nel settore. Che ne pensi?
Concordo in pieno anche sulle tue considerazioni in merito a “Causation is not Correlation” (che andrebbe anche bene nella forma “Correlation is not Causation”).
La chicca su Facebook è talmente esaltante che la considererei scientifica a tutti gli effetti, altro che burla! MITO
Sul caso SM sai come la penso, infatti ho sempre sostenuto che i dati in relazione agli share sono proprio una conseguenza, nemmeno una correlazione
Come dicono i miei maestri: “Chi sa fare SEO se ne frega delle statistiche, contano i profitti”
Quelli forti hanno siti con 3 visite che convertono di più di un sito con 300.000 visite: Ovviamente non parlo di AdSense, mai usato. Ma forse chissà, in futuro non lo escludo, sono talmente giovane 🙂
Saper usare il proprio account di analytics o di qualunque altro sistema di monitoraggio, vale più di qualsiasi altra attività.
Ma fare statistica è un lavoro per pochi, purtroppo è anche vero che è una materia che aiuta molto a fare considerazioni e correlazioni, MA POCO A PREVEDERE IL FUTURO. Si possono fare proiezioni, ma il tutto basato su andamenti che possono avere influenza temporali, stagionali, insomma, pure casualità.
Sono d’accordo con le vostre opinioni, che dire l’articolo è fantastico anche se come dice Emanuele, la statistica su Analytics ti dà una mano nell’immediato a patto che ovviamente sai cosa e come analizzare i dati.
Intanto grazie a tutti, ho avuto una professoressa di matematica che amava il suo lavoro 😀
Analytics è uno strumento formidabile sopratutto perchè ti presenta una serie enorme di dati che gli statistici definiscono “grezzi”. Hai a disposizione una grande banca dati con la quale tu stesso puoi costruire le tue “correlazioni statistiche personali” (ad esempio quando correliamo il numero di visite al tipo di browser dell’utente, o alla risoluzione del monitor, o in base alla sorgente e via dicendo). Il successo nell’analisi di questi dati, però, deriva solo dall’abilità della persona che li osserva, li studia, li interpreta e infine trae conclusioni! Analytics ti dice, ad esempio, che la pagina X fa 10 visite mentre la pagina Y ne fa 40, ma non ti dice perché c’è questa differenza, in che modo sfruttarla, non ti dice se c’è un trend positivo o negativo di una o l’altra ecc
Nel caso di SM, invece, qualcuno ha raccolto i dati, li ha studiati e interpretati e, dopo aver tratto delle conclusioni, ci ha fornito il risultato secco, senza le dovute analisi e interpretazioni, e oltretutto con un titolo totalmente ingannevole. Nessuno mette in dubbio la veridicità matematica delle percentuali riportate nel grafico di SM, il problema è la mancanza di un testo interpretativo o delle dovute indicazioni nel grafico per spiegare il vero senso di quei numeri.
Piccolo appunto: Solo per fare un esempio pratico, dato che per puro caso stavo guardando La7, fate caso al fatto che quando viene mostrato un sondaggio politico (di questi tempi vanno molto di moda) quasi nessun giornalista si preoccupa di fornire i dati riguardo le condizioni dello studio (numero di partecipanti, sesso, età, domande proposte, numero di risposte, metodo di acquisizione dei dati ecc). C’è da dire che gli unici che spiegano e mostrano i dati con regolarità sono Mannheimer di Porta a Porta e Masia il lunedì al tg La7. Tutti gli altri, invece, fanno proprio come SM, ti danno delle percentuali (ad esempio le proiezioni di voto) senza farti sapere se il campione analizzato è di 200 persone o 750.000, se le persone sono per la maggiorparte ragazzi neolaureati o pensionati ultrasettantenni, se le domande del sondaggio sono state fatte al telefono, via posta o in rete, ecc: con le dovute conseguenze ai fini statistici.
Altra perla di Danilo: i dati sono una figata, i dati sono importanti e ti indirizzano verso la strada giusta. Ma i dati possono essere usati in maniera “politica” e piegati. C’è gente che ci vince le elezioni facendo così.
Immaginarsi nella SEO, dove le votazioni sono quotidiane.
Il dato di FB è qualcosa che ancora mi fa pensare “WTF?” (si io penso in acronimi e meme, si sappia).
Frase da tatuarsi, direttamente dal Maestro:
“Chi sa fare SEO se ne frega delle statistiche, contano i profitti”
E’ evidente a tutti che, statisticamente, quando aumenta il numero di registrati su Facebook, diminuisce il numero di lavoratori giovani… come dire che più si diffonde la Xbox o la Playstation e meno bambini vengono concepiti. Evidente a tutti 😉
Parole sagge, un post divertente quanto veritiero, sulla strumentalizzazione delle informazioni, che anche attraverso i dati dimostrano che chi vuole riesce sempre a tirar acqua al proprio mulino. Mi sembra come chi dice che dice/diceva che la SEO è morta…
Penso sempre di più che queste strategie siano da molto tempo utilizzate da chi governa e occulta la conoscenza, bene comune di noi tutti! Evidente ahimè, anche questo!
Su FB spero nel suo declino, probabile, che almeno possa fare risalire la curva occupazionale giovanile a questo punto 😀
non crederete a graph search e voip call… Ihihihi
beh è sacrosanto: i profitti! Questo vuole il cliente!
Ho fatto statistica all’università ma questo non mi favorisce nella seo?
Ecco, lo sapevo, che ho studiato a fare?
A parte gli schezi, è vero, la statistica non prevede ma traccia un’ideale linea di sviluppo.
Se penso che il 98/99% dei seo non sa nulla di statistica la cosa mi ci rode un pò, ma poi guardo questo articolo, sorrido e mi dico.
Ma chi se ne frega. Mi piace il mio lavoro così com’è, per l’imprevedibilità. Se fosse tutto un modello matematico che gusto ci sarebbe?
Antonio Cicirelli
Davvero molto simpatico, irriverente e soprattutto molto intelligente questo post. Ti faccio i miei complimenti Danilo. Con simpatia e leggerezza sei riuscito a dimostrare come, spesso e volentieri, i dati vengano utilizzati per confutare delle tesi definite a priori piuttosto che per estrapolare nuove verità.
Magari questi grandi colossi usano questi dati in questo modo anche per “intorbidire un po’ le acque” e creare un po’ di confusione e mistificazione nel settore. Che ne pensi?
Concordo in pieno anche sulle tue considerazioni in merito a “Causation is not Correlation” (che andrebbe anche bene nella forma “Correlation is not Causation”).
Davvero ben fatto 😉
Emanuele Tolomei
Che dire: Fantastico 🙂
La chicca su Facebook è talmente esaltante che la considererei scientifica a tutti gli effetti, altro che burla! MITO
Sul caso SM sai come la penso, infatti ho sempre sostenuto che i dati in relazione agli share sono proprio una conseguenza, nemmeno una correlazione
Come dicono i miei maestri: “Chi sa fare SEO se ne frega delle statistiche, contano i profitti”
Quelli forti hanno siti con 3 visite che convertono di più di un sito con 300.000 visite: Ovviamente non parlo di AdSense, mai usato. Ma forse chissà, in futuro non lo escludo, sono talmente giovane 🙂
Saper usare il proprio account di analytics o di qualunque altro sistema di monitoraggio, vale più di qualsiasi altra attività.
Ma fare statistica è un lavoro per pochi, purtroppo è anche vero che è una materia che aiuta molto a fare considerazioni e correlazioni, MA POCO A PREVEDERE IL FUTURO. Si possono fare proiezioni, ma il tutto basato su andamenti che possono avere influenza temporali, stagionali, insomma, pure casualità.
Antonio Mecca
Sono d’accordo con le vostre opinioni, che dire l’articolo è fantastico anche se come dice Emanuele, la statistica su Analytics ti dà una mano nell’immediato a patto che ovviamente sai cosa e come analizzare i dati.
Danilo Petrozzi
Intanto grazie a tutti, ho avuto una professoressa di matematica che amava il suo lavoro 😀
Analytics è uno strumento formidabile sopratutto perchè ti presenta una serie enorme di dati che gli statistici definiscono “grezzi”. Hai a disposizione una grande banca dati con la quale tu stesso puoi costruire le tue “correlazioni statistiche personali” (ad esempio quando correliamo il numero di visite al tipo di browser dell’utente, o alla risoluzione del monitor, o in base alla sorgente e via dicendo). Il successo nell’analisi di questi dati, però, deriva solo dall’abilità della persona che li osserva, li studia, li interpreta e infine trae conclusioni! Analytics ti dice, ad esempio, che la pagina X fa 10 visite mentre la pagina Y ne fa 40, ma non ti dice perché c’è questa differenza, in che modo sfruttarla, non ti dice se c’è un trend positivo o negativo di una o l’altra ecc
Nel caso di SM, invece, qualcuno ha raccolto i dati, li ha studiati e interpretati e, dopo aver tratto delle conclusioni, ci ha fornito il risultato secco, senza le dovute analisi e interpretazioni, e oltretutto con un titolo totalmente ingannevole. Nessuno mette in dubbio la veridicità matematica delle percentuali riportate nel grafico di SM, il problema è la mancanza di un testo interpretativo o delle dovute indicazioni nel grafico per spiegare il vero senso di quei numeri.
Piccolo appunto: Solo per fare un esempio pratico, dato che per puro caso stavo guardando La7, fate caso al fatto che quando viene mostrato un sondaggio politico (di questi tempi vanno molto di moda) quasi nessun giornalista si preoccupa di fornire i dati riguardo le condizioni dello studio (numero di partecipanti, sesso, età, domande proposte, numero di risposte, metodo di acquisizione dei dati ecc). C’è da dire che gli unici che spiegano e mostrano i dati con regolarità sono Mannheimer di Porta a Porta e Masia il lunedì al tg La7. Tutti gli altri, invece, fanno proprio come SM, ti danno delle percentuali (ad esempio le proiezioni di voto) senza farti sapere se il campione analizzato è di 200 persone o 750.000, se le persone sono per la maggiorparte ragazzi neolaureati o pensionati ultrasettantenni, se le domande del sondaggio sono state fatte al telefono, via posta o in rete, ecc: con le dovute conseguenze ai fini statistici.
Benedetto Motisi
Altra perla di Danilo: i dati sono una figata, i dati sono importanti e ti indirizzano verso la strada giusta. Ma i dati possono essere usati in maniera “politica” e piegati. C’è gente che ci vince le elezioni facendo così.
Immaginarsi nella SEO, dove le votazioni sono quotidiane.
Il dato di FB è qualcosa che ancora mi fa pensare “WTF?” (si io penso in acronimi e meme, si sappia).
Frase da tatuarsi, direttamente dal Maestro:
“Chi sa fare SEO se ne frega delle statistiche, contano i profitti”
Martino Mosna
Haha, a risoluzione “1024×768 vs. Produzione mondiale di automobili” mi sono ribaltato 😀 ottimo articolo
web marketing Doc
E’ evidente a tutti che, statisticamente, quando aumenta il numero di registrati su Facebook, diminuisce il numero di lavoratori giovani… come dire che più si diffonde la Xbox o la Playstation e meno bambini vengono concepiti. Evidente a tutti 😉
Paco
Parole sagge, un post divertente quanto veritiero, sulla strumentalizzazione delle informazioni, che anche attraverso i dati dimostrano che chi vuole riesce sempre a tirar acqua al proprio mulino. Mi sembra come chi dice che dice/diceva che la SEO è morta…
Penso sempre di più che queste strategie siano da molto tempo utilizzate da chi governa e occulta la conoscenza, bene comune di noi tutti! Evidente ahimè, anche questo!
Su FB spero nel suo declino, probabile, che almeno possa fare risalire la curva occupazionale giovanile a questo punto 😀
non crederete a graph search e voip call… Ihihihi
beh è sacrosanto: i profitti! Questo vuole il cliente!
Complimenti per l’articolo Danilo, ottimo 😉
Officinaseo
Ho fatto statistica all’università ma questo non mi favorisce nella seo?
Ecco, lo sapevo, che ho studiato a fare?
A parte gli schezi, è vero, la statistica non prevede ma traccia un’ideale linea di sviluppo.
Se penso che il 98/99% dei seo non sa nulla di statistica la cosa mi ci rode un pò, ma poi guardo questo articolo, sorrido e mi dico.
Ma chi se ne frega. Mi piace il mio lavoro così com’è, per l’imprevedibilità. Se fosse tutto un modello matematico che gusto ci sarebbe?
Complimenti per l’articolo.
Jessica D'Ascenzo
Geniale! Mi hai fatto sorridere ma soprattutto riflettere!
Complimenti!