L’immagine di apertura psichedelica dai Pink Floyd è spettacolare.
Guarda, riassumo brevemente i miei pensieri, per evitare di farti un post sopra.
E’ vero che c’è differenza fra CHI FA e INFORMA: sono due cose differenti. Nel nostro campo, essendo le informazioni da testare sul campo effettivo, è un po’ un vulnus di base lavorare al 10% e informare al 90%.
Finisci per fare quel che io chiamo “il gabbiano” che rivomita addosso le informazioni masticate da un’altra parte.
Mi trovi d’accordo fino a un certo punto sul marketing persuasivo e i title con gli elenchi e i “5 modi”.
Ti concedo che c’è un abuso di queste tecniche ma perché è sproporzionato alla effettiva validità dei contenuti.
Se io scrivo un buon contenuto, un ottimo post e utilizzo tecniche di marketing persuasivo per attrarre l’attenzione non faccio nulla di male anzi cerco di dare più attrattiva al post di primo impatto
Nasco come copy, quindi questa passamela 😉
Sul numero di aggiornamenti invece sfondi una porta aperta: come ti dicevo su Google+, in molti settori te la giochi a sparare il più possibile.
Ma ovviamente più spari meno sei preciso. Il mitra per essere letale ha bisogno di sventagliate e ci fragghi uno schermo di nemici, il fucile da cecchino ne abbatti uno con un colpo ma lo abbatti per bene.
Bene, almeno il #1 commento non è un insulto, già è qualcosa 🙂
Sulla metafora da shooter capisco che intendi però, anche se il cecchino è una cosa e il mitra è un’altra, ci sono le mitragliatrici con cavalletto da 200 colpi e c’è l’M4A1 da 30 che è stabile, preciso e letale. Tra i cecchini c’è l’AWP che spara un proiettile singolo su un caricatore di 10 e c’è il cecchino semiautomatico che va da solo.. 😀
Sul fatto dei title forzati però fammi aggiungere una cosa: ok, sono utili per massimizzare il traffico fino all’ultima goccia (e questo, per i siti dei clienti, è una grandissima cosa!) , ma io faccio un discorso più etico che tecnico (sopratutto quando parliamo dei nostri blog personali/professionali). Anche nel caso in cui il content fosse fenomenale, preferirei comunque vedere titoli descrittivi e non persuasivi.
Per fare un paragone con i libri, se io devo decidere se acquistare o no un libro preferirei leggere una bella recensione dettagliata piuttosto che essere ingannato da titolo che può essere fuorviante. Per tornare alla blogosfera: da un punto di vista personale sarei felice se i miei lettori leggessero i nuovi articoli che pubblico perché conoscono il mio modo di scrivere e magari “li ho abituati a una certo stile” che gli piace, a prescindere dal titolo.
Se su Google+ qualcuno clicca sul mio nuovo articolo solo e unicamente perché il titolo era persuasivo, onestamente non ne andrei fierissimo (anche se poi si fidelizza, mi apprezza, ecc), capisci che intendo? [ripeto che non sto parlando dell’ecommerce del cliente, ma del mio articolo dove il mio interesse è solo quello di divulgare e discutere, in tutta semplicità e onestà]
La vedo come una piccola scorciatoia che viene accettata da tutti, tipo il salumiere che pesa il prosciutto con la carta più pesante che ha e ci guadagna quel centesimo in più, ma centesimo oggi, centesimo domani.. 😀
All right, ma infatti siamo d’accordo sul discorso titolo : se l’utente mi entra SOLO per quello allora è sproporzionato rispetto all’effettivo contenuto.
Tornando alla metafora shooter, c’è tutta una gamma di soluzioni, io ho portato solo i due estremi 😉
Daniele Trombetti poco sotto ha poi detto una cosa molto importante riguardo la fidelizzazione: posso fregare una volta l’utente, una seconda, la terza non ci ricasca e io sto solo macinando fuffa fine a sé stessa con risultati poco interessanti a lungo andare 🙂
Sia sul piano etico e di branding che tecnico non ne vale la candela se sei a uno degli estremi di cui sopra 🙂
Ciao Danilo. Insultare mai….ormai i contest sono finiti! 😀
Sono d’accordo con Benedetto. Ogni tecnica persuasiva secondo me è valida per attirare traffico, se poi quel traffico è di rimbalzo perché il contenuto è veramente scadente, secondo me a perdere tempo è solamente il blogger e non il lettore.
Il lettore entra ed esce e non torna MAI più, al massimo ci casca due volte, mentre il blogger continuerà a scrivere fuffa senza guadagnare nulla.
Ciao Danilo
il tuo post è d’alta scuola 🙂
Giusto l’altro giorno scrivevo sul blog: ‘Non sei obbligato a scrivere solo post dal titolo “4 modi per trovare la fidanzata” oppure “887 modi per scrivere sul blog”’ appunto per dissentire da quest’abitudine per i titoli ad effetto che in realtà contengono molto poco. Mi trovi d’accordissimo anche sul quarto punto “Dividere rende più che aggregare”. Personalmente tendo a raccogliere tanto materiale per stilare un posto abbastanza corposo piuttosto che creare dieci post con 300 righe ciascuno. Ormai comunque i furbetti si vedono a chilometri di distanza.
Buon lavoro.
post interessante, che condivido in parte, in quanto anche io ho un blog personale, che cerco di far emergere dalla massa, cercando di scrivere poco, ma in modo intelligente. Certo non è semplice, e sopratutto non sempre si è premiati, però perchè chiudere il tuo blog? Onestamente dopo la vittoria del contest, appena ricevuto l’alert da Google sull’apertura del tuo blog, sono corso a vedere di cosa si trattava e mi sarebbe piaciuto seguirlo proprio per vedere come e cosa scrivono quelli bravi (mica come me <.<) per imparare e per confrontarsi. Senza tanti giri di parola, mi spiace che ti sia "arreso" subito, ma se ti può consolare a me l'alert di Google è arrivato sia per questo post con i numeri sia per l'apertura del tuo blog, se li ho visti entrambi non per il title ma per la persona o per il dominio (esperto seo) che conosco e che quindi mi ispirano fiducia. Al di la della SEO l'utente è ancora un umano!
Benedetto Motisi
L’immagine di apertura psichedelica dai Pink Floyd è spettacolare.
Guarda, riassumo brevemente i miei pensieri, per evitare di farti un post sopra.
E’ vero che c’è differenza fra CHI FA e INFORMA: sono due cose differenti. Nel nostro campo, essendo le informazioni da testare sul campo effettivo, è un po’ un vulnus di base lavorare al 10% e informare al 90%.
Finisci per fare quel che io chiamo “il gabbiano” che rivomita addosso le informazioni masticate da un’altra parte.
Mi trovi d’accordo fino a un certo punto sul marketing persuasivo e i title con gli elenchi e i “5 modi”.
Ti concedo che c’è un abuso di queste tecniche ma perché è sproporzionato alla effettiva validità dei contenuti.
Se io scrivo un buon contenuto, un ottimo post e utilizzo tecniche di marketing persuasivo per attrarre l’attenzione non faccio nulla di male anzi cerco di dare più attrattiva al post di primo impatto
Nasco come copy, quindi questa passamela 😉
Sul numero di aggiornamenti invece sfondi una porta aperta: come ti dicevo su Google+, in molti settori te la giochi a sparare il più possibile.
Ma ovviamente più spari meno sei preciso. Il mitra per essere letale ha bisogno di sventagliate e ci fragghi uno schermo di nemici, il fucile da cecchino ne abbatti uno con un colpo ma lo abbatti per bene.
my two cents 😉
Danilo Petrozzi
Bene, almeno il #1 commento non è un insulto, già è qualcosa 🙂
Sulla metafora da shooter capisco che intendi però, anche se il cecchino è una cosa e il mitra è un’altra, ci sono le mitragliatrici con cavalletto da 200 colpi e c’è l’M4A1 da 30 che è stabile, preciso e letale. Tra i cecchini c’è l’AWP che spara un proiettile singolo su un caricatore di 10 e c’è il cecchino semiautomatico che va da solo.. 😀
Sul fatto dei title forzati però fammi aggiungere una cosa: ok, sono utili per massimizzare il traffico fino all’ultima goccia (e questo, per i siti dei clienti, è una grandissima cosa!) , ma io faccio un discorso più etico che tecnico (sopratutto quando parliamo dei nostri blog personali/professionali). Anche nel caso in cui il content fosse fenomenale, preferirei comunque vedere titoli descrittivi e non persuasivi.
Per fare un paragone con i libri, se io devo decidere se acquistare o no un libro preferirei leggere una bella recensione dettagliata piuttosto che essere ingannato da titolo che può essere fuorviante. Per tornare alla blogosfera: da un punto di vista personale sarei felice se i miei lettori leggessero i nuovi articoli che pubblico perché conoscono il mio modo di scrivere e magari “li ho abituati a una certo stile” che gli piace, a prescindere dal titolo.
Se su Google+ qualcuno clicca sul mio nuovo articolo solo e unicamente perché il titolo era persuasivo, onestamente non ne andrei fierissimo (anche se poi si fidelizza, mi apprezza, ecc), capisci che intendo? [ripeto che non sto parlando dell’ecommerce del cliente, ma del mio articolo dove il mio interesse è solo quello di divulgare e discutere, in tutta semplicità e onestà]
La vedo come una piccola scorciatoia che viene accettata da tutti, tipo il salumiere che pesa il prosciutto con la carta più pesante che ha e ci guadagna quel centesimo in più, ma centesimo oggi, centesimo domani.. 😀
Benedetto Motisi
All right, ma infatti siamo d’accordo sul discorso titolo : se l’utente mi entra SOLO per quello allora è sproporzionato rispetto all’effettivo contenuto.
Tornando alla metafora shooter, c’è tutta una gamma di soluzioni, io ho portato solo i due estremi 😉
Daniele Trombetti poco sotto ha poi detto una cosa molto importante riguardo la fidelizzazione: posso fregare una volta l’utente, una seconda, la terza non ci ricasca e io sto solo macinando fuffa fine a sé stessa con risultati poco interessanti a lungo andare 🙂
Sia sul piano etico e di branding che tecnico non ne vale la candela se sei a uno degli estremi di cui sopra 🙂
Emanuele Tolomei
subentro solo per citare quello che secondo me è uno dei migliori articoli che segue tutte le regole definite da Dan:
Daniele Trombetti
Ciao Danilo. Insultare mai….ormai i contest sono finiti! 😀
Sono d’accordo con Benedetto. Ogni tecnica persuasiva secondo me è valida per attirare traffico, se poi quel traffico è di rimbalzo perché il contenuto è veramente scadente, secondo me a perdere tempo è solamente il blogger e non il lettore.
Il lettore entra ed esce e non torna MAI più, al massimo ci casca due volte, mentre il blogger continuerà a scrivere fuffa senza guadagnare nulla.
L’immagine “fluidifica” mooolto bene! “teacher leave kids alone”!
Valentino
Ciao Danilo
il tuo post è d’alta scuola 🙂
Giusto l’altro giorno scrivevo sul blog: ‘Non sei obbligato a scrivere solo post dal titolo “4 modi per trovare la fidanzata” oppure “887 modi per scrivere sul blog”’ appunto per dissentire da quest’abitudine per i titoli ad effetto che in realtà contengono molto poco. Mi trovi d’accordissimo anche sul quarto punto “Dividere rende più che aggregare”. Personalmente tendo a raccogliere tanto materiale per stilare un posto abbastanza corposo piuttosto che creare dieci post con 300 righe ciascuno. Ormai comunque i furbetti si vedono a chilometri di distanza.
Buon lavoro.
Luca Contaldo
Ciao Danilo,
post interessante, che condivido in parte, in quanto anche io ho un blog personale, che cerco di far emergere dalla massa, cercando di scrivere poco, ma in modo intelligente. Certo non è semplice, e sopratutto non sempre si è premiati, però perchè chiudere il tuo blog? Onestamente dopo la vittoria del contest, appena ricevuto l’alert da Google sull’apertura del tuo blog, sono corso a vedere di cosa si trattava e mi sarebbe piaciuto seguirlo proprio per vedere come e cosa scrivono quelli bravi (mica come me <.<) per imparare e per confrontarsi. Senza tanti giri di parola, mi spiace che ti sia "arreso" subito, ma se ti può consolare a me l'alert di Google è arrivato sia per questo post con i numeri sia per l'apertura del tuo blog, se li ho visti entrambi non per il title ma per la persona o per il dominio (esperto seo) che conosco e che quindi mi ispirano fiducia. Al di la della SEO l'utente è ancora un umano!